Categoria: Miscellanea

Vi è mai capitato di ritrovarvi senza neppure una bottiglia di vino da stappare? O ancora, vi è mai capitato di voler sorseggiare un vino dalla qualità eccellente che abbia riposato con tutta calma in un luogo appropriato, da tirar fuori all’occasione giusta, ma di non averne in casa?

È per queste ragioni che tutti i veri appassionati di vino possiedono o desidererebbero organizzare una cantina personale in casa per conservare al meglio i propri vini.

Organizzare la propria cantina seguendo le giuste direttive non solo è un ottimo modo per tenere questo spazio pulito e ordinato ma anche la miglior strategia che conosciamo perchė il vostro vino possa essere conservato in un ambiente adatto.

Ma come si sistema una cantina? In questa guida andremo a vedere le migliori pratiche di organizzazione e di conservazione dei propri vini.

Come fare se non si ha una cantina?

È normale, non tutti possiedono a casa uno scantinato o una cantina vera e propria. Ciò non significa però che si debba rinunciare alle proprie passioni e che non ci si possa ingegnare a trovare una soluzione. Ecco qualche idea che ti tornerà utile.

La soluzione più semplice è quella di acquistare una cantinetta vino di quelle disponibili in commercio. Ce n’è davvero di tutti i tipi possibili e di ottima qualità. Queste svolgono la funzione di mantenere il vino a temperature controllate costanti. Se ne possono trovare di qualsiasi tipologia, design e dimensione anche online: dalla cantinetta vino grande da 200 bottiglie alla cantinetta vino piccola compatta, ideale per i collezionisti che vogliono sempre mantenere una piccola fornitura di bottiglie in casa.

Un’alternativa più creativa è quella di costruire una cantina in casa “fai da te” riciclando un vecchio armadio e isolando luce e aria utilizzando il polistirolo. Oppure si possono sfruttare gli spazi della casa in disuso, tipo il ripostiglio, un sottoscala, o addirittura un’intera stanza, e isolarli in modo da raggiungere il giusto livello di umidità e temperatura attraverso dei pannelli di polistirene.

Organizzare la propria cantina

Generalmente la cantina si trova nella parte inferiore della propria abitazione e la si utilizza per riporre qualsiasi tipo di oggetto che non si usa di frequente. Il caos spesso regna incontrastato, perciò vediamo alcuni consigli per organizzare al meglio questo spazio e per renderlo più funzionale e accogliente.

  • Dotarsi di mensole e ripiani: soprattutto se ci sono troppi oggetti, creare delle scaffalature a parete ti permetterà di generare molto più spazio interno e fare ordine.
  • Ordinare gli oggetti: la suddivisione dei prodotti è fondamentale per fare ordine e rendere lo spazio efficiente e comodo per la ricerca. Un consiglio utile è quello di dividere gli alimenti da altre tipologia di oggetti (tipo la cassetta degli attrezzi) e poi separare il cibo in base alla scadenza. Sui ripiani bassi andranno gli oggetti più pesanti e su quelli alti i più leggeri.
  • Utilizza scatoloni: vecchi oggetti che non vengono più usati possono tranquillamente essere organizzati all’interno di scatoloni, per esempio libri e documenti (non dimenticare di apporre un etichetta).
  • Utilizzare dei ganci: ottima soluzione per guadagnare spazio appendendo biciclette, strumenti, attrezzi o indumenti al muro.
  • Spazi vuoti: se lo spazio lo consente, considera la possibilità di riempire gli spazi vuoti con un’area lavanderia, per esempio, opera un’area ricreativa da dedicare ai tuoi hobby.

Conservazione del vino

L’aspetto più importante da sottolineare è che nel caso di utilizzo di scaffalature i vini siano conservati lontani dalle fonti di calore e di luce.
Per poter mantenere uno stato ideale di conservazione dei vini nella propria cantina è di fondamentale importanza tenere d’occhio in particolare tre cose per non alterare le caratteristiche organolettiche del vino e quindi compromettere il gusto:

  • Temperatura: in via generale, si raccomanda di fare in modo che la temperatura non scenda mai sotto i 10 gradi o che salga sopra i 22.
  • Umidità: se l’ambiente è troppo secco l’umidità può essere controllata attraverso un deumidificatore.
  • Luce: le fonti di luce vanno regolate in modo che non siano troppo forti e troppo vicine al vino. La condizione ideale è quella di conservare le bottiglie al buio totale.

Si consiglia perciò di dotarsi di scaffali di legno che possano mantenere le bottiglie di vino in posizione orizzontale (così che il tappo di sughero sia sempre umido), e un termometro per monitorare costantemente la temperatura dell’ambiente.

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Ogni scusa è buona per incontrare gli amici e passare un po’ di tempo insieme magari dopo una settimana di lavoro intenso o un periodo particolarmente stressante.

Negli ultimi anni ha preso piede l’abitudine di organizzare degli incontri dopo lavoro e  pre-cena in cui, sorseggiando drink in buona compagnia, si ride e si scherza all’insegna del relax assaporando piccoli stuzzichini. Al tavolo oppure in piedi al bancone, l“aperitivo”, viene inserito nella fase subito precedente la cena o il pranzo ed è ottimo anche dal punto di vista fisiologico in quanto ha la funzione di stimolare l’appetito e preparare quindi lo stomaco per il pasto.

Tra gli aperitivi a base alcolica il primato va al prosecco, a seguire Spritz, Negroni, Campari (ottima la variante con il Gin), Campari Soda, Rossini, Bellini, Americano, Aperosl Soda, sono solo alcuni nomi dei più diffusi. Tra gli analcolici come non ricordare il Crodino o il Sanbitter?

Tantissimi locali negli ultimi anni, a Roma, Milano, Torino,  hanno preso l’abitudine di offrire, a completamento di una fantastica location e serata con musica e altro, un aperitivo corposo e più economico della cena accessibile quindi anche ai giovanissimi. Per ulteriori informazioni potete consultare http://www.romaexclusiveparty.com .

Il Vino e la Birra Artigianale negli Aperitivi

L’appuntamento con l’aperitivo si è diffuso in Italia dalla metà degli anni ’80 . Per tutti gli anni ’90 l’avevano fatta da padrone le essenze ed i sapori esotici di derivazione sud-americana e allora si erano largamente diffusi cocktail a base di tequila, daiquiri, ecc.

Oggi invece le tendenze cambiano e si avvicendano velocemente ed ecco che da qualche tempo a questa parte è sempre di più il numero delle persone che, arrivati al dunque, per accompagnare i vari assaggi proposti per l’aperitivo, scelgono il calice di vino o un bel boccale di birra artigianale.

Per gli amanti del vino bianco, i fruttati come il Gewürztraminer,  lo Chardonnay, il Muller-Thurgau, Greco di Tufo, Falanghina sono solo alcuni. Per chi ama invece il rosso,  Pinot Nero, Sangiovese, Cirò Rosso sono vini rossi leggeri che si prestano ad un pre-cena ancora a stomaco vuoto.

Di grande interesse ultimamente  nell’immaginario collettivo  è divenuta la birra artigianale di cui si possono assaggiare innumerevoli varianti con ingredienti e lavorazioni del tutto differenti che ne qualificano le caratteristiche e la struttura. Una Reale Extra Birra del Borgo, una Blanche de Valerie Almond 22, una Viaemilia Birrificio Del Ducato, sono solo alcune delle birre  più “assaggiate” e consumate attualmente e sono tutte prodotte rigorosamente in Italia!

 

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Il temporary restaurant è una tendenza proveniente da New York e che ha rapidamente interessato il resto del mondo. Nasce come necessità di improvvisare una location per ristorare i partecipanti alle settimane della moda all’interno di ristoranti già attrezzati, ma che dessero la possibilità di ospitare chef di fama mondiale per aumentare anche il potere attrattivo delle manifestazioni di moda. Allo stesso modo, il ristorante che ospita lo chef stellato acquista una luce nuova. Il temporary restaurant  è un format di ristorazione creativa che apre sia ai nomi prestigiosi che ai nuovi talenti e per creare situazioni sempre uniche e irripetibili. In Italia, i primi esempi di temporary restaurant giungono a Milano, ma è Roma che può vantare uno dei temporary restaurant più giovane e innovativo: il Cohouse Roma.

Cohouse Roma & C. i temporary restaurant più interessanti d’Italia

Nel panorama ristorativo romano c’è grande fermento: nuovi locali nascono in rapida successione, spesso saturando il mercato, ma la fantasia non ha limiti e da qualche anno un punto di riferimento per la tradizione gastronomica locale, nonché fucina di idee per nuovi format legati alla ristorazione è rappresentato da Cohouse, uno spazio polifunzionale di recupero del rione Pigneto, che ogni fine settimana si trasforma in un temporary restaurant e dove ogni due settimane un grande chef propone la propria cucina per circa 200 coperti alla settimana. Tra gli chef che si sono alternati si ricordano Alba Esteve Ruiz (chef del “Marzapane”), Giulio Terrinoni, Gianfranco Pascucci, Enrico Pezzotti. Ideatore e proprietario di Cohouse Roma è Stefano Papi che è socio di altri locali di Roma quali Osteria Delle Coppella, Fish Market, Hamburgeseria, e gli speakeasy Club Derrière e Barber Shop.

Altro esempio di temporary restaurant italiano è quello dello stesso chef stellato Alessandro Borghese che ha chiamato il proprio brand AB – Il lusso della semplicità e che ha riscontrato una delle esperienze di maggior successo presso la sala Biribissi del Casinò di Sanremo, proponendo una serie di menù che valorizzanoo la tradizione gastronomica ligure e i prodotti del territorio.

Contrariamente alla visione di Borghese del lusso a “portata”  di tutti, lo chef stellato francese Alain Ducasse propone il suo temporary restaurant in location lussuose e proibitive come l’Hotel de Paris a Monaco (Montecarlo) dove una stanza per due persone costa 4.500 € a notte. L’originale menù proposto dallo chef è tutto basato sulla sublimazione dello champagne Dom Perignon, un’eccellenza della gastronomia internazionale.

 

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Vendere vino a Dubai non è certo il primo pensiero di chi possiede un'etichetta o gestisce un'azienda vitivinicola: eppure, il mercato degli Emirati Arabi Uniti sta conoscendo, da questo punto di vista, una notevole crescita negli ultimi anni, al punto da indurre molti produttori a diversificare le proprie esportazioni e a inserire anche questo territorio nella lista dei potenziali business. Di certo, non si improvvisa niente, ed è bene conoscere tutti gli aspetti – sia di ordine legale, sia di ordine burocratico, sia di ordine economico – di cui bisogna tenere conto per avere successo e, soprattutto, per agire nel rispetto delle norme. Appurato che i dazi doganali impongono degli esborsi piuttosto significativi, con una tariffa del 50% appesantita da una tassa al consumo al 30%, occorre considerare anche le difficoltà con cui si può avere a che fare sul piano della lingua.

Per superarle, e per evitare inconvenienti di ogni genere, non c'è soluzione più indicata che quella di fare riferimento ai servizi di un'agenzia di traduzione specializzata, fondamentale per la traduzione in lingua, oltre che delle etichette – indispensabili per garantire ai consumatori il massimo della trasparenza – di tutti i documenti e di tutte le pratiche.

Insomma, non si può pensare di fare tutto da soli se si è intenzionati a vendere vino a Dubai: lo dimostra anche il fatto che per completare le esportazioni non si può fare a meno di cooperare con due imprese di distribuzione, la African & Eastern e la Maritime Mercantile International, che rappresentano in un certo senso dei punti di passaggio obbligati.

Un dubbio lecito, e che spesso scoraggia gli imprenditori del vino, è quello che chiama in causa la religione: i musulmani possono bere alcolici? In primo luogo, è opportuno mettere in evidenza che a Dubai il mercato delle bottiglie di vino – ma questo discorso può essere esteso anche a molte altre eccellenze del Made in Italy – riguarda solo in minima parte i residenti locali, coinvolgendo in misura nettamente superiore gli stranieri che, o per ragioni turistiche o per motivi di lavoro, frequentano gli Emirati Arabi Uniti e, per di più, hanno anche possibilità di spesa molto più estese. Anche i musulmani, comunque, possono comprare alcol, e quindi vino: l'importante è che non si superino i due litri. Insomma, non si deve temere di andare a incastrarsi in un mercato che ha scarse potenzialità: i numeri degli ultimi anni ne offrono una conferma.

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Impossibile vivere i festeggiamenti senza un buon vino a condire la giornata: le celebrazioni, soprattutto, in Italia, e i successivi festeggiamenti da sempre sono bagnati e contornati da un buon vino. D'altronde è nel Belpaese che si hanno tra le produzioni vinicole più di qualità del mondo e sarebbe dunque davvero un peccato sposarsi senza festeggiare con questa bevanda. 

L'abbinamento cibo – vino è da sempre ricco di significati ed è quasi un arte: dunque non si potrà trascurare o sorvolare sulla scelta dei vini che accompagneranno il matrimonio, che potranno essere anche un'ottima cornice agli scatti che il vostro fotografo matrimonio potrà rubare tra un piatto e l'altro. 

Come non sbagliare sulla scelta del vino 

Non è poi cosi difficile scegliere il giusto vino da abbinare al giorno più bello della vostra vita.  Come prima cosa si dovrà adeguare la bevanda alla stagione, ma soprattutto al clima che si pensa ci sarà per il grande giorno. Ad esempio: 

  • periodo estivo: se ci si sposerà d'estate allora ci saranno grosse probabilità che il giorno del matrimonio ci sia caldo. In questo caso sarà meglio optare per vini che siano il più freschi e leggeri possibile, in modo da non appesantire troppo il palato degli ospiti.
  • periodo invernale/autunnale: se si è organizzato il matrimonio in una fredda giornata d'inverno, magari vicino al periodo natalizio, allora sarà meglio servire al banchetto nuziale vini più densi e corposi.
  • abbinamento con il cibo: ovviamente non ci si deve dimenticare dell'accoppiamento con i cibi che verranno serviti. Dunque è sempre bene coordinarsi con chi organizza il menù per i festeggiamenti (ristorante o catering) in modo da non sbagliare accoppiata. 

Quanto e quando vino è necessario servire? 

Uno degli aspetti più importanti è capire la quantità necessaria che si dovrà servire agli invitati al matrimonio. Potrà sembrare un calcolo difficile da realizzare, ma grazie a una formula precisa non si rischierà di sbagliare. A inventare questa nozione è stato Guglielmo da Ratisbona che nel 1500 penso bene di calcolare il numero di bottiglie necessarie per un certo numero di persone. Per applicare tale concetto al vostro matrimonio sarà sufficiente dividere il numero totale degli inviati, anche chi non beve, per un numero fisso, ovvero 2,15. Ad esempio se si hanno 200 invitati il numero necessario di bottiglie sarà 93. Meglio, in ogni caso arrotondare sempre a un numero in più dunque è meglio ordinare 95 bottiglie. 

Ma quando va servito il vino? Ovviamente durante il banchetto nuziale, ma non dovrà essere il solo momento in cui far apparire il vino. Si può usare tale bevanda, magari mescolata con altri ingredienti, durante l'aperitivo al posto di bevande più classiche come lo spritz. 

Come tagliare i costi del vino

Per non arrivare a spendere cifre folli e aumentare il già nutrito budget di un matrimonio, la mossa consigliata, per risparmiare sul vino, è quella di optare per produzioni locali: in questo modo si potranno tagliare i costi di trasporto. 

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Non è raro leggere su blog che parlano di viaggi ed enogastronomia, articoli dal titolo “La miglior regione vinicola italiana, di cui probabilmente non avete mai sentito parlare”. Da qualche anno infatti istituzioni turistiche, magazine online e giornalisti hanno scoperto il Friuli come regione di ottime produzioni vinicole oltre che di notevoli bellezze paesaggistiche. Il La è stato dato nel 2015 dalla guida Lonely Planet e da allora le segnalazioni e gli articoli non si sono mai fermati.

Il vino in Friuli trova spazio nel momenti più importanti della vita di una persona, incluso il giorno del matrimonio. In questo articolo insieme a Glauco Comoretto, che attualmente è considerato il miglior fotografo matrimonio per chi si sposa in Friuli, vedremo come il vino in un matrimonio ambientato in Friuli è molto più che una bevanda di accompagnamento.

Il vino può trovare spazio anche prima del giorno del Sì. Il futuro sposo, ma perchè no anche la futura sposa, possono organizzare il proprio addio al celibato o nubilato. Si potrebbe infatti organizzare un tour delle cantine accompagnati da personale qualificato. A patto sempre naturalmente che tra il gruppo di amici ci sia il cosiddetto “guidatore sobrio”.

Non mancano in Friuli gli sposi che arrivano dall'estero e decidono di fare di questa regione la cornice per le proprie nozze. Questi viaggiatori solitamente raggiungono il Friuli con qualche giorno di anticipo. Per questo motivo il giorno prima delle nozze, con i genitori ed i testimoni è possibile organizzare una cena con degustazione. Un modo come un altro per stemperare l'agitazione prima del grande giorno, magari circondati da un bel tramonto friulano.

Ovviamente poi il vino deve necessariamente trovare spazio nel banchetto nuziale. Progettate insieme al ristorante o al cattering che avete scelto un menu nel quale ad ogni portata corrisponda il vino più adeguato, capace di esaltare le caratteristiche della portata stessa. Dall'aperitivo al dessert le possibilità non mancano di certo. Il vino può essere utilizzato naturalmente anche nella preparazione delle pietanze quali brasati, arrosti, riduzioni, risotti ma anche la deliziose gelatine ricavate dal vino rosso con cui accompagnare i gustosi formaggi locali.

Se la location del vostro matrimonio è un'azienda vinicola, un tour delle cantine sarà uno splendido modo per intrattenere i vostri inviati.

Non dimentichiamo che il vino può diventare anche una prestigiosa bomboniera. Le bomboniere alimentari sono sempre più diffuse ed apprezzate, soprattutto all'estero. Potete pensare una buona bottiglia di vino magari con l'etichetta personalizzata con l'immagine degli sposi o con il tema del matrimonio.

 

 

 

 

 

 

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L’obiettivo di qualsiasi imprenditore è quello di far crescere il proprio business attraverso l’incremento del numero di clienti, delle transazioni, e, alla fine, dei margini di profitto. Le aziende leader di settore monitorano e modificano continuamente la propria supply chain, imponendo cambiamenti organizzativi, logistici e tecnologici all’intera filiera.

Prima di porre l’attenzione a come è possibile migliorare i processi della supply chain, è necessario farsi alcune domande riguardo la gestione della vostra catena di fornitura.

Il primo passo è quello di valutare come la vostra azienda collabora e comunica con i partner commerciali.

Alcuni quesiti che aiutano a fare chiarezza sono i seguenti:

–       State ottenendo il massimo dai nostri partner strategici nella catena di fornitura?

–       State utilizzando la tecnologia giusta nel modo più efficace possibile?

–       Chi può aiutarvi a migliorare l’attuale processo di catena di approvvigionamento?

L’autovalutazione aiuta a capire meglio “dove siamo ora”, come possiamo arrivare e dove vogliamo essere all’interno del mercato di riferimento.

Che tu sia il responsabile di una azienda che produce beni di largo consumo, l’amministratore delegato di una azienda automotive supplier, o l’operation manager di una impresa che produce alimenti, la tua organizzazione può sempre prendere spunto dalle strategie adottate dai grandi player mondiali.

Analizziamo assieme altri aspetti:

–       Avete disegnato la value stream map dei vostri processi?

–       Cosa dovreste fare per migliorare la risposta alle diverse richieste del business?

–       E quali sono i cambiamenti che potreste introdurre per ridurre i lead time?

–       E quali per ridurre i costi e aumentare la qualità complessiva?

–       La vostra organizzazione ha una road map per l’inserimento di nuove tecnologie?

Le organizzazioni che utilizzano servizi di integrazione B2B hanno ottenuto un innalzamento delle performance generali ed una riduzione dei costi complessivi della supply chain, grazie ad importanti investimenti nella digitalizzazione dei processi. Quali sono quindi le resistenze al cambiamento?

–       Non avete competenze interne per testare innovazioni tecnologiche?

–       Ci sono lacune nei processi della vostra organizzazione che non sapete rimuovere?

–       Volete evitare investimenti ed immobilizzazioni di risorse?

–       Vedete l’evoluzione tecnologica come un potenziale rischio di cadere in un lock-in?

–       Siete troppo impegnati dalla gestione quotidiana e non potete dedicare risorse a nuovi progetti?

Un Business Process Outsourcer può migliorare la vostra capacità di intraprendere, di cambiare i processi, di superare i vincoli organizzativi, di definire, misurare e rispettare indicatori chiave di performance per l’organizzazione.

Alcuni spunti per pianificare le prossime azioni:

–       La vostra catena di approvvigionamento supera l’efficienza di quella della concorrenza? In quali aree potete migliorare?

–       La vostra organizzazione usa metriche per analizzare la supply chain? Potete quantificare e monitorare questi parametri?

–       Vi rivolgereste a un provider esterno di servizi per digitalizzare i vostri processi?

–       Come potete migliorare le operazioni di business e la vostra capacità di integrazione con i fornitori?

La tecnologia si muove molto veloce. Tramite le piattaforme di Business Collaborativo le aziende si garantiscono la possibilità di adattamento, piuttosto che di reazione. Conoscere le tendenze future significa misurare e prevedere ciò che potrebbe accadere nel prossimo futuro all’interno del vostro settore e come tali tendenze impattino sull’azienda.

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L’Italia dei Vini si presenta come un portale ricco di tante tipologie di vini prodotti da tutte le regioni italiane. L’intenditore di vini ha solo l’imbarazzo della scelta ci sono enoteche, ottime cantine svariati eventi che vedono il vino come protagonista.

Che sia rosso, bianco rosè , secco o con le bollicine, numerose ricerche hanno dimostrato che il vino produce effetti benefici sul nostro organismo; senza esagerare, anche i medici lo dicono, un buon bicchiere bevto durante i pasti non può che farci bene.

Statistiche pubblicate su diversi quotidiani, sembrano far intendere che gli italiani ne bevano sempre meno durante i pasti principali, mentre l’utilizzano maggiormente durante gli aperitivi.

Il “nettare degli Dei” da solo in un raffinato bicchiere o unito con altri elementi nei cocktail, è diventata una scoperta dell’happy hour.

Anche dal punto di vista economico un aperitivo composto di stuzzichini accompagnato da un buon calice di vino, è certamente meno impegnativo di una vera e propria cena.

Cambiano i costumi, i modi di consumare, e cambia anche il vino, sempre diverso. Le nuove tendenze permettono di scoprire simpatiche novità tra le quali lo spumante con polvere d’oro e quello dietetico, il vino invecchiato negli abissi marini e nei ghiacciai tanto per fare qualche esempio.

Un nuovo modo di bere vino ad esempio si chiama Wine Cup e può comprendere Chardonnay, Merlot e Rosè.

E’ una coppa di vino italiano pronta da bere ad esempio a casa durante una cena tra amici . Una linea di prodotti monouso destinata a creare stupore, curiosità e innovazione in un mercato tradizionale come quello del vino, ma si è lavorato anche all’eleminazione degli sprechi. La creazione di questi prodotti monouso porteranno a saziare i consumatori del futuro ma che già da oggi rappresenta un nuovo stile in Italia e nel mondo.

Bere vino rosso anche d’estate di può: molto spesso d’estate ci neghiamo un buon bicchiere di vino rosso ritenendolo inadeguato con la canicola . Niente di più falso basta abbassare la temperatura di servizio, come propone il progetto “chianti fresco” e gustarlo a 16 gradi.

Sedici gradi di gradevolezza, freschezza di profumi e aromi che si sprigionano quando si sorseggia un calice nel periodo estivo.

Un altro modo di bere vino in maniera sana e naturale e: formula zero.

La bevanda formula zero è senza alcol ottenuta dal vino sfuso finito, che ha subito tutti i processi standard di lavorazione, ma che alla fine di tutti i processi l’alcol vine estratto con un processo di osmosi . E’ tollerabile da chiunque e non ha controindicazioni anche a chi ha divieti religiosi o problemi di salute.

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Il vino è una delle voci fondamentali di export per l’Italia e a livello internazionale.

Comunicare, vendere il nostro vino nel mondo è la chiave per il successo di ogni cantina vinicola.

Il digital marketing è fondamentale per rimanere sul mercato .

I competitor più bravi nella comunicazione e nell’utilizzo degli strumenti digitali, stanno prendendo importanti fette di mercato e diventano qualitativamente migliori e più bravi. In un mondo dove le persone comprano e si scambiano opinioni sui Social Media (Facebook, Twitter, Youtube, Instagram, Pinterest, Linkedin) gli imprenditori che utilizzano tali strumenti fanno la differenza.

Una comunicazione digitale eccellente è importante per vendere meglio il prodotto quindi è importante studiare come fare strategia di digital marketing per un vino di qualità.

La chiave per avere visibilità è comunicare digitalmente quello che il consumatore finale compra:

-un sorso di Stile di vita Italiano

-rendere speciale una cena

-un sorso di cultura e di storia

-il sogno di una vita più piacevole

Conosciuti gli strumenti immensi che il mondi digitale offre, si può costruire qualsiasi progetto per comunicare e vendere anche a distanza.

Fin dai tempi antichi il vino è sempre stato un prodotto in grado di far parlare di sé. Era fondamentale per un buon vino il “passaparola” oggi abbiamo tutti la consapevolezza che il web abbia modificato i processi di acquisto diventando un elemento importante per il successo del prodotto e di certo di “vino”, in rete se ne parla molto.

Centinaia di consumatori, sono alla ricerca in rete di informazioni preziose è fondamentale che gli operatori del settore vinicolo sappiano intercettare e capire queste richieste per la promozione e il miglioramento del proprio prodotto .

Quando si parla di web marketing del vino bisogna capire che il consumatore desidera ascoltare ciò che può affascinarlo e condividere il tutto con altri. Chi fa web deve essere in grado di fare marketing dei contenuti cioè saper parlare in maniera chiara e semplice di argomenti legati alla sfera del vino per valorizzarlo pienamente.

L’utilizzo dei social media è diverso da quello della pubblicità tradizionale i consumatori sono molto informati ma hanno un bisogno continuo di conoscere di più del prodotto che vorrebbero comprare e vorrebbero ricevere un feedback da chi l’ha già acquistato. I social media hanno la capacità di limitare questa incertezza dell’acquisto e aumentano la trasparenza delle aziende perché i consumatori vengono in qualche modo coinvolti nel mondo aziendale.

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Le donne, in Italia, presenti nel settore vitinicolo aumentano sempre di più dando dei risultati molto positivi sono molto più interessate degli uomini al concetto di cultura del vino e primeggiano nei corsi di sommelier.

Antonello Maietta presidente dell’Associazione italiana sommelier ha spiegato che: “oggi il 30 per cento dei soci è composto da donne e nei corsi si è raggiunta la parità tra uomini e donne”.

Durante la manifestazione dell’Expo, l’Associazione delle Donne del vino ha dato origine a diversi event per dimostrare la capacità tutta al femminile di approcciarsi al settore vinicolo.

La presidente delle Donne del Vino, Giovanna Prandini, ha ribadito l’alto impegno delle imprenditrici.

Durante una manifestazione di due giorni svolta presso il Devero Hotel di Cavenago Brianza si è potuto degustare la produzione enologica di aziende condotte al femminile, provenienti da varie regioni italiane. Nella prima e seconda serata ci sono stati abbinamenti di vini, salumi e formaggi di alta qualità.

Un accenno particolare va al “Domnia Marta Rosa” del 2014 prodotto da uva merlot, decisamente brillante nel calice, fragante e piacevolmente fresco.

Un vino di carattere “Green Label 2013” è stato proposto da Antonella d’Isalto. Vino dai profumi di frutta rossa, prugne, sapientemente speziato. All’assaggio risulta molto fresco e morbido.

Il numeroso pubblico che ha partecipato alle due serate ha apprezzato le capacità delle donne viticultrici e la capacità di comunicare conoscenza e cultura del vino.

Tanta strada ha fatto la donnaa in questo campo se si pensa che in passato non esisteva alcun rapporto tra una donna e un bicchiere di vino. Durante l’Impero Romano esse non potevano nemmeno assaggiarlo. Oggi il vino non è più esclusiva del settore maschile; le donne sono sempre più protagoniste: appassionate, produttrici, venditrici, sommelier.

Si dimostrano più abili e capaci dell’uomo: uno studio ha dimostrato che l’olfatto e il gusto femminile sono più sensibili di quello maschile, e che una donna in un bicchiere di vino percepisce almeno 2 o 3 odori e sapori in più.

Le donne del “vino” sono molteplici lavorano presso aziende vitivinicole in maniera professionale. Alcune hanno ereditato e si sono trovate a gestire patrimoni di famiglia questo dimostra un segno di cambiamento dato che in passato questo passaggio avveniva solo agli eredi maschi.

Nadia Zennato, imprenditrice nel settore vinicolo, dice: “le donne hanno spiccate capacità sensoriali e gustative. Quello che ci differenzia è la determinazione. Siamo più pazienti, legate alla terra e alla natura qualità fondamentali per un buon vino”

Anche in questo settore, quindi, la donna è riuscita a prendersi la propria rivincita.

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