Categoria: Enogastronomia

L'Italia è famosa in tutto il mondo per la cucina varia e i sapori autentici, ogni regione però ha la propria tradizione. In Piemonte un piatto irrinunciabile è il brasato al vino rosso, un vero e proprio classico durante la festività natalizie ma che può essere proposto tranquillamente in ogni periodo dell'anno. La ricetta del brasato al vino rosso non è particolarmente difficile, ma ci sono dei piccoli consigli capaci di attribuire il sapore completamente diverso alla vostra seconda portata.

Brasato al vino rosso: iniziamo dalla ricetta!

Per preparare questo pietanza occorreranno:

  • 2 carote
  • una grande cipolla dorata
  • 3 chiodi di garofano
  • una stecca di cannella
  • 1 kilo di manzo, cappello del prete
  • una bottiglia di vino bianco
  • 2 coste di sedano
  • 15 gr di burro
  • sale q.b.
  • pepe nero q.b.
  • alloro
  • rosmarino

Gli aromi sono fondamentali perché conferiscono uno sprint in più alle ricette, per questo motivo avvolgete i chiodi di garofano, il pepe e la stecca di cannella in una garza sterile e legatele con dello spago da cucina per evitare che fuoriescono durante la preparazione. Fate in seguito lo stesso procedimento anche per il rosmarino.

Lavate e tagliate le verdure in maniera grossolana. in un recipiente unite le verdure, i sacchetti precedentemente preparati, la carne, l'aglio e il vino rosso. Il vino dovrà coprire completamente la carne. Coprite con la pellicola trasparente e posizionate il composto per almeno 8 ore nel frigorifero. Trascorso il tempo, scolate la carne senza però buttare il vino, asciugatela accuratamente e adagiatela in una padella in cui è stato sciolto il burro nell'olio a fiamma media.

Trascorso qualche minuto trasferite le carne e le verdure in una pentola più alta e lasciate cuocere per 15 minuti a fuoco basso. A questo punto aggiungete il vino che avete usato prima senza coprire completamente coprire la carne, aggiustate di sale e pepe, coprite con un coperchio e lasciamo bollire per un'ora. Girate il pezzo e lasciate cuocere per un'altra ora. Infine tagliate il brasato, eliminate gli aromi e frullate le verdure e il fondo di cottura.

Consigli utili per cucinare il brasato al vino rosso

Un trucchetto importante è non superare le 24 ore di marinatura. Perché? Semplice, in tal caso il liquido sarà ricco di sostanze derivate dalla fermentazione della carne e delle verdure. Ci sono poi altri trucchi molto utili, che abbiamo visto con gli esperti di catering a Roma Cucina e Cultura, molto bravi nel cucinare piatti a base di carne.

Taglio della carne

Per la riuscita della ricetta si deve utilizzare un buon taglio, i più indicati sono il manzo (il cappello del prete), capocollo di vitello e il tenerone. Questi tagli di carne hanno un buon rapporto di massa grassa e carne rendendoli quindi gustosi.

Il sughetto

A fine preparazione, prima di frullare le verdure, conservate un pochino del vino utilizzato in cottura. In questo modo potrete aggiungerlo in caso di necessità.

Quale vino scegliere

La tradizione imporrebbe di utilizzare il Barolo, sono però dei validi sostituti il Nebbiolo o il Bonarda.

Come non sbagliare la marinatura

Per assicurarsi la combinazione vincente della marinatura sono indispensabili tre componente:la parte grassa (ad esempio l'olio o il burro), la parte acida (il vino rosso) e quella aromatica (come spezie, rosmarino, salvia e alloro).

L'importanza della doppia cottura

Per ottenere un brasato morbido e gustoso è indispensabile effettuare una doppia cottura. Prima la carne dovrà essere accuratamente scottata in padella su tutti i lati per garantire una cottura uniforme non permettendo la fuoriuscita dei succhi; e in seguito la cottura nel vino. La carne non dovrà essere completamente ricoperta dal liquido poiché altrimenti si otterrà come risultato della semplice carne lessata. Ben distante da quello che è il brasato al vino rosso. I tempi di cottura dipendono molto dal taglio di carne ma si può stimare un'ora per ogni kilo.

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Cicerchiata: la ricetta del dolce di Carnevale tipico del Centro Italia

La cicerchiata è un dolce tipico del periodo di Carnevale molto diffuso in Abruzzo, Molise e Marche, regioni in cui è stata riconosciuta come PAT (Patrimonio Agroalimentare Tipico), ma anche in Umbria e nel Lazio. La cicerchiata si prepara impastando la farina con uova, zucchero, olio e scorza di limone, il composto così realizzato dovrà poi riposare mezz’ora. L’impasto sarà poi suddiviso in palline da friggere nell’olio bollente per poi essere immerse nel miele caldo e cosparse con confettini colorati e mandorle. Di solito alla cicerchiata si dà la forma di una corona, potete però realizzarla in forma allungata, di piramide o come più vi piace.

Origini della cicerchiata.

Le origini della cicerchiata non sono chiare: c’è chi sostiene che sia nata in Abruzzo, in particolare nell’area del Sangro, famosa per la produzione di miele, mentre altri ne attribuiscono la nascita in tempi ancora più lontani, nelle terre a confine tra Umbria e Marche: da qui si sarebbe poi diffusa nelle regioni vicine. Anche sulle origini del nome ci sono diverse versioni: molti pensano che “cicerchiata” sia un termine medievale che rimanda alla cicerchia, antico legume molto diffuso in Africa, Asia e alcune regioni del centro Italia. Significherebbe quindi “mucchio di cicerchie”.

Come preparare la cicerchiata.

In una ciotola lavorate le uova con lo zucchero, aggiungete l’olio, il liquore e la scorza di limone grattugiata. Man mano aggiungete la farina setacciata e impastate fino ad ottenere un panetto liscio e morbido. Copritelo con la pellicola trasparente (1) o con un canovaccio e fatelo riposare per mezz’ora. Trascorso il tempo necessario tagliate il panetto in più pezzi, da ognuno dei quali ricaverete dei cordoncini: tagliateli in piccoli pezzi di circa 1 centimetro di diametro (2) che arrotonderete con le mani. Ora friggete le palline in abbondante olio bollente fino a doratura: una volta pronte, sistematele sulla carta assorbente.(3)

In un pentolino fate riscaldare il miele.(4) Passateci dentro le palline mescolando con un cucchiaio di legno, aggiungete anche i confettini colorati (5) e le mandorle pelate. Una volta pronto, versate il composto su un vassoio e, con le mani bagnate, modellatelo dando alla vostra cicerchiata la forma che desiderate. Aspettate che il tutto si rapprenda e servite.(6)

Consigli.

Nella preparazione dell’impasto potete utilizzare il burro al posto dell’olio, mentre potete friggere le palline di impasto nello strutto invece che nell’olio.

Se preferite potete aggiungere come guarnizione della frutta candita a pezzettini.

Come liquore per aromatizzare l’impasto potete utilizzare l’anice o un liquore dolce a vostra scelta.

Conservazione.

Potete conservare la cicerchiata fino a 7 giorni coperta con pellicola trasparente. Con il passare dei giorni, però, le palline potrebbere perdere la loro fragranza.

Fonte: Cicerchiata: la ricetta del dolce di Carnevale tipico del Centro Italia

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Cicerchiata: la ricetta del dolce di Carnevale tipico del Centro Italia

La cicerchiata è un dolce tipico del periodo di Carnevale molto diffuso in Abruzzo, Molise e Marche, regioni in cui è stata riconosciuta come PAT (Patrimonio Agroalimentare Tipico), ma anche in Umbria e nel Lazio. La cicerchiata si prepara impastando la farina con uova, zucchero, olio e scorza di limone, il composto così realizzato dovrà poi riposare mezz’ora. L’impasto sarà poi suddiviso in palline da friggere nell’olio bollente per poi essere immerse nel miele caldo e cosparse con confettini colorati e mandorle. Di solito alla cicerchiata si dà la forma di una corona, potete però realizzarla in forma allungata, di piramide o come più vi piace.

Origini della cicerchiata.

Le origini della cicerchiata non sono chiare: c’è chi sostiene che sia nata in Abruzzo, in particolare nell’area del Sangro, famosa per la produzione di miele, mentre altri ne attribuiscono la nascita in tempi ancora più lontani, nelle terre a confine tra Umbria e Marche: da qui si sarebbe poi diffusa nelle regioni vicine. Anche sulle origini del nome ci sono diverse versioni: molti pensano che “cicerchiata” sia un termine medievale che rimanda alla cicerchia, antico legume molto diffuso in Africa, Asia e alcune regioni del centro Italia. Significherebbe quindi “mucchio di cicerchie”.

Come preparare la cicerchiata.

In una ciotola lavorate le uova con lo zucchero, aggiungete l’olio, il liquore e la scorza di limone grattugiata. Man mano aggiungete la farina setacciata e impastate fino ad ottenere un panetto liscio e morbido. Copritelo con la pellicola trasparente (1) o con un canovaccio e fatelo riposare per mezz’ora. Trascorso il tempo necessario tagliate il panetto in più pezzi, da ognuno dei quali ricaverete dei cordoncini: tagliateli in piccoli pezzi di circa 1 centimetro di diametro (2) che arrotonderete con le mani. Ora friggete le palline in abbondante olio bollente fino a doratura: una volta pronte, sistematele sulla carta assorbente.(3)

In un pentolino fate riscaldare il miele.(4) Passateci dentro le palline mescolando con un cucchiaio di legno, aggiungete anche i confettini colorati (5) e le mandorle pelate. Una volta pronto, versate il composto su un vassoio e, con le mani bagnate, modellatelo dando alla vostra cicerchiata la forma che desiderate. Aspettate che il tutto si rapprenda e servite.(6)

Consigli.

Nella preparazione dell’impasto potete utilizzare il burro al posto dell’olio, mentre potete friggere le palline di impasto nello strutto invece che nell’olio.

Se preferite potete aggiungere come guarnizione della frutta candita a pezzettini.

Come liquore per aromatizzare l’impasto potete utilizzare l’anice o un liquore dolce a vostra scelta.

Conservazione.

Potete conservare la cicerchiata fino a 7 giorni coperta con pellicola trasparente. Con il passare dei giorni, però, le palline potrebbere perdere la loro fragranza.

Fonte: Cicerchiata: la ricetta del dolce di Carnevale tipico del Centro Italia

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I turisti a Roma hanno l’imbarazzo della scelta quando si tratta di trovare un ristorante dove mangiare e gustare le specialità locali. Però, ci sono locali che offrono non solo esperienze gustative, ma anche emozioni e originalità che legano un pranzo o una cena definitivamente ad una bella esperienza nella città eterna. Tra i locali più esclusivi e a due passi dal Colosseo, si annovera l’OS Club Roma, un luogo – come si legge sul sito – dove «uomini e donne di mondo potranno respirare e assaporare il mondo, attraverso l’aria e i sapori dell’Urbe». Il locale nasce per volontà di un gruppo di amici di diverse origini e provenienze e con diverse esperienze all’estero consapevoli di tutto quello che una persona che vive all’estero cerca e vuole quando desidera divagarsi; un luogo che sia un ristorante di pregio, una discoteca, un luogo dove si svolgono eventi e incontri, con servizi esclusivi.

Qual è l’offerta del Ristorante OS Club Roma

La cucina dell’OS Club si ispira alla tradizione romana e mediterranea in genere, ma rivisitata con fantasia e garbata originalità dallo chef Duccio Bruttini. Il menù contempla sia piatti di mare che di terra, nonché proposte vegetariane. I sapori sono esaltati dalla scelta di prodotti di qualità e del territorio, selezionati con cura quotidianamente. Altrettanto curata è la carta dei vini con etichette D.O.C. provenienti dalle migliori cantine italiane. Il ristorante offre fino a 200 coperti, in una cornice storica, architettonica e culturale affascinante e ideale per accogliere pranzi di lavoro e piccoli eventi. Tra gli appuntamenti annui fissi, il ristorante si presta all’organizzazione di feste ebraiche, dal momento che la comunità ebraica a Roma è una delle più numerose nella capitale.

Il ristorante è aperto tutti i giorni a cena, domenica per il pranzo e il brunch. Il giorno di chiusura è il lunedì.

L’appuntamento domenicale

Tutte le domeniche dalle 12.30 alle 17.30, il ristorante Colosseo OS Club propone un’abitudine anglosassone dal gusto italiano: il brunch, dove assaporare piatti dolci e salati in modo informale, a buffet, e soprattutto che incontra i gusti di ogni palato e adatto a tutti i “fusi orari”. Per le famiglie è stato pensato l’allestimento di una sala relax a prezzi ridotti con una zona del locale adibita all’animazione e l’intrattenimento dei bambini.

Aperitivo e cena all’OS Club

Partendo dalla tradizione dell’antica Roma, quando si sorseggiava la bevanda dionisiaca per eccellenza – vino e miele – si viaggia fino ad arrivare ai giorni nostri con i cocktail più esclusivi accompagnati da stuzzichini e assaggi. L’ora dell’aperitivo prelude alla notte, ma soprattutto è un modo per riscaldarsi, incontrarsi, scambiare quattro chiacchiere e fare nuove conoscenze. L’aperitivo predispone, inoltre, l’animo e lo stomaco alla cena soprattutto quando sul menù sono proposte la calamarata di Gragnano con crema di pomodori ciliegini e basilico, o il millefoglie di polpo verace alla brace, il riso thai per concludere in bellezza con i dolci della casa come il parfait all’arancia con cioccolata calda in tazza.

In tutto questo, la musica non manca mai e si può concludere la serata spostandosi nella vicina sala discoteca con proposte musicali e dj set all’ultimo grido.

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“Maccarone m’hai provocato”. Ve lo ricordate come andava a finire con il mitico Alberto Sordi nel film Un americano a Roma? “Io te distruggo maccarone” e ancora “Io me te magno”. E’ così che vogliamo iniziare la nostra rassegna culinaria delle più famose ricette della capitale. Nonostante Roma sia famosa per la sua storia, i suoi musei e le vie dello shopping, passeremo in rassegna quei piatti tipici che non potranno non essere assaggiati una volta arrivati in città. La gastronomia capitolina, infatti, è una tradizione per i romani ma una vera e propria scoperta che per chi non si accontenta di un panino veloce o un’insalatona.

Ecco, allora, una serie di consigli per scegliere il meglio della romanità a tavola, tra antipasti, primi piatti e secondi succulenti. La sua cucina è principalmente povera, derivante dalla tradizione contadina; prepariamoci a piatti saporiti e con lente preparazioni, altri ricchi o alcuni più veloci.

Iniziamo dai bucatini all’amatriciana, un piatto entrato di fatto nella tradizione romana, ma che dal nome rievoca la vicina città di Amatrice in provincia di Rieti e i suoi pastori che portavano le greggi in transumanza nelle campagne romane. Di origine controversa anche i rigatoni alla carbonara che secondo alcuni sono l’evoluzione della gricia o per altri il piatto tipico di chi lavorava nelle miniere. Per dei primi piatti più easy è meglio optare per i tannarelli cacio e pepe, la classica pasta con pecorino e pepe oppure gli spaghetti aglio, olio e peperoncino.

Per scegliere un secondo dal menù, il compito è ancora più arduo. Una volta bisognerà di certo provare i saltimbocca alla romana, le fettine di vitello con prosciutto e salvia; seppur citata dal Pellegrino Artusi, la loro origine sembrerebbe ignota anche se per alcuni è bresciana. Non possiamo sottrarci nemmeno all’assaggio della coda alla vaccinara che si fa con gli scarti degli animali stufati con sedano, pinoli, cacao e uvetta oppure solo con il pomodoro. Altro piatto che trasuda romanità sono le cotiche con i fagioli e la trippa alla romana. Questi ultimi due sono piatti molto ricchi che vengono consigliati soprattutto con i primi freddi.

Per un contorno tutto romano ci sono i carciofi, la cui ricetta nasce nel ghetto ebraico di Roma. Per gli amanti del pesce, invece, ci sono i filetti di baccalà fritti.

Quindi, quando ci sediamo al tavolo di un’osteria o di un ristorantino e prendiamo tra le mani il menù, prendiamo in considerazioni queste prelibatezze tutte romane se vogliamo fare un salto nella tradizione culinaria della capitale. Solo così si vivrà un’esperienza a 360° nella città eterna. Chi invece ricerca il lato modaiolo e raffinato della capitale, l’Art Cafè Roma è quello che ci vuole, un luogo dove oltre al divertimento notturno e ai party esclusivi è possibile godere della cucina fusion.

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Tra le regioni italiane più ricche di storia, bellezze naturali e artistiche, di una raffinata ed apprezzata enogastronomia, vi è sicuramente l'Umbria, meta ogni anno di turisti provenienti dal resto d'Italia e da tutto il mondo. Situata al centro della penisola, è facilmente raggiungibile da città come Firenze e Roma, anche da quei turisti che intendono andare per una breve visita, facilitati ad esempio dall'essere ospiti in uno degli hotel presso la stazione Termini, nella capitale. L'Umbria offre quindi l'opportunità di ammirare monumenti ed edifici storici nella splendida cornice dei suoi paesaggi naturali e, al tempo stesso, di scoprire ed assaporare le sue delizie culinarie. E' possibile intraprendere un tour enogastronomico di questa magnifica terra, che arricchirà il cuore, gli occhi ed il palato di coloro che lo effettueranno.

Si può iniziare dalla provincia di Perugia ed in particolare da Norcia, splendida cittadina medievale che offre ai suoi visitatori la famosa "norcineria", cioè salumi locali realizzati secondo tradizioni antichissime e dal gusto insuperabile. Da non perdere è il prosciutto crudo norcino da assaporare su una fetta di pane appena sfornata. Nella zona si possono degustare, oltre ai suoi famosi salumi, anche formaggi stagionati prelibati (come il pecorino) e tartufi. A Castelluccio di Norcia invece si possono trovare ed assaggiare le rinomate lenticchie, famose in tutto il mondo per la loro squisita bontà. Gli amanti del buon vino possono invece fare tappa nella vicina Montefalco, dove degustare il Sagrantino o il Montefalco Rosso.

Altra tappa fondamentale è nella zona di Cascia, celebre cittadina che diede i natali a S.Rita, qui il prodotti tipici del territorio il gustoso miele, i prelibati funghi e soprattutto il famoso zafferano, spezia a cui è dedicata un'apprezzata mostra annuale. Spostandoci nei pressi del lago Trasimeno si può degustare dell'ottimo pesce ed in particolare i gamberi rossi e le trote dalle carni prelibate. Da non perdere, la "carpa in porchetta" e l'anguilla "al Tegamaccio", raffinati piatti tipici locali. In questa zona si gusta anche un olio d'oliva delizioso e la fagiolina, saporito legume da assaggiare proprio con quest'olio. Nella zona di Spoleto e dintorni un vino imperdibile è il Trebbiano, mentre  il celebre Vernaccia di Cannara è da gustare nei pressi dell'omonima cittadina.

Gli amanti dei dolci trovano in Umbria anche dei gustosissimi dessert da assaggiare: nei pressi di Foligno, è famosa la "Rocciata", un dolce simile allo strudel fatto con  mele a cui si aggiungono cacao, noci ed alchermes. E' ripieno di canditi e frutta secca invece il "Torcolo di S.Costanzo", altro dolce tipico della zona. Infine, per gli appassionati della cioccolata, non si può non fare tappa a Perugia, sede di una delle industrie dolciarie più famose in Italia. La Perugina infatti ha allestito un museo che permette tra l'altro, di assaporare le sue gustose creazioni, tra cui il celeberrimo "Bacio".

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