Categoria: Enogastronomia

Frutto ricco di minuscoli semi, la zucchina è andata incontro nei secoli a un’ambivalenza simbolica tra sacro e profano. La cucina ha contribuito a rivalutarla!

Le sorelle piccole di una grande famiglia

Quando si parla di zucca la mente corre inevitabilmente a quel grosso frutto arancione, tendente alla forma sferica (ma leggermente schiacciato alle estremità) e percorso da tante scanalature verticali che i bambini sono soliti decorare per Halloween e che occupa un posto privilegiato nella cucina italiana autunnale.

In realtà, secondo la tassonomia, sotto la categoria di “zucca” ricadono tutte quelle diverse specie vegetali appartenenti alla famiglia delle Cucurbitaceae. A questa appartiene anche la Cucurbita pepo L., meglio nota come  zucchina (o “zucchino”),  una specie di zucca caratterizzata da un frutto allungato e cilindrico di cui, come si può leggere in questo articolo su www.gazzetta.it, esistono diverse varietà, ciascuna con un aspetto distintivo e particolari caratteristiche fisiche e organolettiche che le rendono adatte a determinati utilizzi e abbinamenti in cucina.

Simbologia, dall’orto all’arte

Per la loro capacità di crescere velocemente e per la ricchezza di semi interni, le “zucche”, nelle loro molteplici varietà, sono state investite per secoli del significato simbolico di abbondanza, fecondità e rinascita (intesa sia come rigenerazione spirituale sia nel senso cristiano di resurrezione).

Ma la tendenza al rapido deperimento ne ha fatto anche un emblema di brevità della vita, fugacità, millanteria, sciocchezza e della speranza delusa (significati attribuiti al frutto soprattutto durante il Tardo Rinascimento).

In generale comunque le cucurbitacee subiscono ancora oggi gli effetti della demonizzazione simbolica a cui è andata incontro la loro capostipite “zucca” fin dall’età latina in cui, nonostante l’apprezzamento culinario dei Romani per questo frutto, si diffuse la tendenza a utilizzare solo i semi scartando la polpa. Pertanto la zucca si è iscritta nell’immaginario collettivo come una rappresentazione della vuotaggine e della stupidità, tanto che persino Petronio, nella sua opera sagace e amaramente ironica Satyricon, utilizza il termine “apokolokyntosis” (letteralmente “zucchificazione”) come metafora della morte dell’imperatore Claudio.

Basta un poco di zucchero… anzi: di sale!

A risollevare le sorti della zucca e di tutte le sue parenti ci ha pensato l’espressione “sale in zucca”, che restituisce a questo prodotto dell’orto la possibilità di farsi degno contenitore di qualcosa di utile e interessante, sottolineando tuttavia la mancanza di quelle qualità che il frutto non possiede in maniera intrinseca (sia da punti di vista del sapore sia per quanto riguarda l’accezione di “interesse”).

Entra qui in scena la cucina, in cui zucca e zucchine sono divenute una vera e propria prelibatezza versatile e declinabile a tutto pasto (dall’antipasto al dolce), grazie a ricette che non fanno per nulla rimpiangere il sapore dolce e neutro dell’ingrediente di base.

Un esempio di piatto estremamente gustoso, che in più rivaluta per contrappasso il senso di “vuotaggine” ingiustamente attribuito alle “cucuzze” è rappresentato dalle zucchine ripiene di Sonia Peronaci. Qui la scelta è ricaduta sulle zucchine tonde, trasformate in scrigni dal colore verde tenue (con tanto di coperchio!) che accolgono una ricca farcitura di carne, salsiccia, uova e formaggi. Insomma nulla da invidiare al più classico dei polpettoni arrosto!

Fuor di metafora…  e dentro il forno!

Esiste anche la versione “a vapore” (cotte all’interno del cestello della vaporiera), ma il modo più delizioso per cucinare le zucchine ripiene e renderle succulente è farlo al forno. Ottima la cottura nel forno tradizionale, ma anche al microonde. In questo caso però non basta avere a disposizione un forno a microonde tradizionale, bensì serve un forno “combinato”, ovvero uno di quegli elettrodomestici da cucina di ultima generazione, innovativi, versarili e multifunzionali, che uniscono le tradizionali funzioni di riscaldamento e scongelamento dei microonde con quelle più avanzate dei forni tradizionali, come la cottura ventilata e la grigliatura.

Ne abbiamo parlato in questo articolo, indicando anche le variabili da valutare e le caratteristiche da considerare al momento dell’acquisto, in modo da compiere la scelta migliore in base alle proprie esigenze e abitudini di utilizzo.

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Mentre il mondo culinario si evolve con un ritmo frenetico, spicca tra le novità più intriganti una prelibatezza che sta conquistando i palati più esigenti: la pinsa. Ma cos'è esattamente questo nuovo trend gastronomico e perché tutti ne parlano?Scopriamo insieme cos'è la pinsa e perché sta diventando così popolare tra gli amanti della cucina saporita e gustosa!

Un tuffo nella storia: l'origine della Pinsa

Se la pizza ha rappresentato per secoli il simbolo della cucina italiana nel mondo, oggi è il momento di fare spazio a un'alternativa che risale agli antichi romani: la pinsa. Questa meraviglia gastronomica, rinnovata dall'intuizione di Corrado Di Marco, viene arricchita da un trio di farine selezionate – frumento, riso e soia – e si distingue per il suo impasto altamente idratato e la lunga lievitazione. Ma non è solo una questione di ingredienti: è l'arte della preparazione che la rende unica.

Perché la Pinsa sta conquistando tutti?

La pinsa non è soltanto un piacere per il palato, ma anche un alleato della nostra salute. Grazie al suo impasto leggero e digeribile, a un elevato grado di idratazione e a una lievitazione che può durare fino a 72 ore, si contraddistingue per il suo profilo nutrizionale equilibrato e la sua incredibile versatilità. E con le varianti proposte da Di Marco – dalla Classica alla Multicereali, passando per le opzioni Snack – c'è una pinsa per ogni momento della giornata e per ogni preferenza gastronomica. Scoprirete presto che, oltre ad essere un piatto sano e gustoso, la pinsa è anche un'esperienza culinaria che ci connette con una ricca eredità culturale, adattata ai gusti moderni.

L'impasto: Cuore della Pinsa

Ma come si ottiene un impasto che regala una tale leggerezza e digeribilità? Il segreto risiede nel minuzioso processo di selezione degli ingredienti e nella maestria di chi, come Di Marco, ha saputo reinventare un'antica ricetta per rispondere alle esigenze del gusto contemporaneo. Immaginate il tocco rustico della farina di soia che si mescola alla finezza del frumento e alla leggerezza del riso, creando una base che è al contempo croccante e morbidissima. Non è forse questo l'equilibrio perfetto che ogni amante del cibo sogna di trovare nel proprio piatto?

Inoltre, l'arte della pinsa non si esaurisce nella scelta degli ingredienti. C'è una sorta di ritualità nel suo processo di preparazione: l'impasto deve riposare, crescere, respirare. Questo lungo periodo di lievitazione non solo ne esalta i sapori, ma trasforma la pinsa in un piatto che, pur radicato nella storia, si proietta nell'avanguardia gastronomica. Si può quasi dire che ogni pinsa racconti la storia di un'attesa che si concretizza in una vera e propria sinfonia di gusti.

Una Rivoluzione del Sapore e della Salute

Ma, vi chiederete, è possibile che un piatto così delizioso possa essere anche benefico per il nostro organismo? Proprio così! L'alta idratazione e la lunga lievitazione riducono notevolmente la presenza di glutine, rendendo la pinsa un'opzione più tollerabile anche per chi è sensibile a questa proteina. È come se Corrado Di Marco avesse ascoltato le esigenze di un pubblico sempre più attento alla propria salute e le avesse trasformate in un'opportunità per rivisitare e migliorare un classico intramontabile.

Ciascuna varianti della pinsa racchiude una promessa: quella di un'esperienza che nutre il corpo e delizia il senso del gusto. E in un mondo dove spesso si deve scegliere tra sapore e salute, la pinsa emerge come un'eccezione che conferma la regola. Perché rinunciare quando si può avere il meglio di entrambi? In un morso di pinsa c'è la risposta a questa domanda.

Infine, la pinsa non è solo cibo: è un ponte culturale che collega il passato al presente, un invito a riscoprire la semplicità dell'alta cucina attraverso un approccio sostenibile e cosciente. Con ogni pinsa che sforna, Di Marco non offre solo un piatto, ma un'esperienza che lascia il segno. E voi, siete pronti a intraprendere questo viaggio culinario che affonda le radici nella storia e spicca il volo verso nuovi orizzonti del gusto?

Un Viaggio di Sapore e Salute

Nel panorama della gastronomia italiana, una stella si è accesa a brillare accanto alla tradizionale pizza: la pinsa. Questa prelibatezza, che affonda le sue radici nell'antica Roma, è stata rivisitata magistralmente da Corrado Di Marco con un mix di farine selezionate e una lunga lievitazione che ne fa un piatto leggero, digeribile e ricco di gusto. La pinsa si presenta come una deliziosa fusione di tradizione e innovazione, conquistando i palati esigenti e affermandosi come una nuova icona culinaria.

Dalla sua storia millenaria alla rivoluzione del suo impasto, la pinsa è l'espressione di un'arte che celebra la semplicità e la qualità. Ogni ingrediente è scelto con cura, ogni fase della preparazione è un rituale che contribuisce a creare un piatto unico nel suo genere. La pinsa risponde non solo al desiderio di novità dei food lovers, ma anche alla crescente domanda di alternative alimentari sane e bilanciate, proponendosi come una scelta ideale per chi non vuole rinunciare al piacere del cibo.

Con le sue varianti, da quella classica a quella multicereali, passando per le opzioni snack, la pinsa offre un'esperienza versatile che si adatta a ogni momento della giornata. La sua leggerezza, unita a una minore presenza di glutine dovuta al processo di lunga lievitazione, la rende adatta anche a chi ha sensibilità alimentari, dimostrando che è possibile unire il gusto alla cura del benessere.

In definitiva, la pinsa rappresenta molto più che un alimento: è un veicolo di culture e storie, un'esperienza che trascende il semplice atto del mangiare e diventa un percorso di scoperta. Scopriamo insieme la pinsa di Di Marco e lasciamoci trasportare in questo entusiasmante viaggio al centro del gusto, dove ogni morso è una celebrazione della vita, del sapore e della salute.

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Nel panorama degli elettrodomestici da cucina, i forni a microonde combinati rappresentano una soluzione innovativa e versatile, capace di soddisfare le esigenze di chi cerca non solo praticità ma anche multifunzionalità. Questi dispositivi, infatti, uniscono le tradizionali funzioni di riscaldamento e scongelamento dei microonde con quelle più avanzate dei forni tradizionali, come la cottura ventilata e la grigliatura.

La loro ascesa nel mercato è dovuta alla crescente richiesta di apparecchi capaci di ottimizzare tempi e spazi in cucina, senza compromettere la qualità dei piatti preparati. I forni a microonde combinati rispondono a questa esigenza, offrendo la possibilità di cucinare piatti complessi e variegati, dalla pizza croccante al pane appena sfornato, passando per arrosti dorati e gratinati perfetti.

La scelta di un forno a microonde combinato non è solo una questione di comodità; è anche una scelta consapevole verso uno stile di vita dinamico che non rinuncia al piacere di una cucina casalinga, sana e creativa. In questo articolo, esploreremo le caratteristiche, i vantaggi e i modelli più apprezzati di forni a microonde combinati, fornendo consigli utili per selezionare il dispositivo più adatto alle proprie esigenze e per utilizzarlo al meglio.

Proseguendo, analizzeremo i vantaggi dei forni combinati rispetto ai modelli tradizionali, evidenziando come questi elettrodomestici possano trasformare l'esperienza culinaria quotidiana, rendendola più semplice, veloce e soddisfacente.

Per approfondire ulteriormente e scoprire i modelli più innovativi e le offerte disponibili, visita www.migliormicroonde.it.

Vantaggi dei forni combinati rispetto ai tradizionali

I forni a microonde combinati offrono una serie di vantaggi significativi rispetto ai modelli tradizionali, rendendoli una scelta sempre più popolare nelle cucine moderne. Questi vantaggi includono:

  1. Versatilità: La principale forza dei forni combinati risiede nella loro capacità di eseguire diverse funzioni. Oltre a riscaldare e scongelare, questi dispositivi possono cuocere, grigliare e persino cuocere al vapore, offrendo una vasta gamma di opzioni culinarie in un unico elettrodomestico.
  2. Risparmio di spazio: In cucine dove lo spazio è limitato, un forno combinato elimina la necessità di possedere sia un microonde che un forno tradizionale, liberando spazio sul piano di lavoro o negli armadietti.
  3. Efficienza energetica: Molti modelli di forni a microonde combinati sono progettati per essere efficienti dal punto di vista energetico, utilizzando meno elettricità per compiere le stesse funzioni di un forno tradizionale, contribuendo così a ridurre le bollette energetiche.
  4. Facilità d'uso: Grazie a pannelli di controllo intuitivi e programmi preimpostati, i forni combinati sono estremamente facili da usare, rendendo la preparazione dei pasti più veloce e meno intimidatoria, anche per chi non è particolarmente esperto in cucina.
  5. Qualità di cottura migliorata: La tecnologia avanzata dei forni combinati garantisce una distribuzione uniforme del calore e una cottura precisa, risultando in piatti ben cotti e gustosi, con texture e sapori migliorati rispetto alla cottura con metodi tradizionali.

Caratteristiche chiave da considerare

Quando si sceglie un forno a microonde combinato, è importante considerare alcune caratteristiche chiave che possono influenzare l'esperienza d'uso e la soddisfazione complessiva:

  • Capacità: La capacità interna del forno, espressa in litri, determina la quantità di cibo che può essere cucinato contemporaneamente. È fondamentale scegliere un modello che si adatti alle esigenze della propria famiglia o del proprio stile di vita.
  • Potenza: La potenza, misurata in watt, influisce sulla velocità e sull'efficienza della cottura. Un modello più potente ridurrà i tempi di cottura, ma potrebbe avere un impatto maggiore sui consumi energetici.
  • Funzioni e programmi: Valutare la varietà e la qualità dei programmi preimpostati e delle funzioni speciali, come la cottura a vapore, la funzione grill o la tecnologia di cottura a convezione, può arricchire notevolmente l'esperienza culinaria.
  • Facilità di pulizia: Caratteristiche come interni antiaderenti o programmi di pulizia automatica possono semplificare la manutenzione e garantire una maggiore durata nel tempo.

I modelli più apprezzati del 2024

Nel 2024, il mercato dei forni a microonde combinati si è arricchito di modelli che spiccano per innovazione, efficienza e design. Tra questi, alcuni hanno catturato l'attenzione dei consumatori e degli esperti per le loro prestazioni eccezionali e le caratteristiche uniche. Ecco una selezione dei modelli più apprezzati:

  1. Modello Avanzato XYZ: Questo forno a microonde combinato si distingue per la sua tecnologia di cottura a inverter, che consente una cottura più uniforme e rapida, preservando al meglio i nutrienti e i sapori degli alimenti. Con una capacità di 30 litri, è ideale per famiglie numerose o per chi ama intrattenere.
  2. Compact Pro Serie 5: Progettato per le cucine più piccole, questo modello combina un ingombro ridotto con una potenza sorprendente. Offre funzioni di cottura a vapore e grill, oltre a programmi intelligenti che adattano automaticamente il tempo e la potenza di cottura al tipo di piatto.
  3. Gourmet Chef 360: Con la sua funzione di cottura 360°, questo forno garantisce risultati impeccabili su tutti i livelli, dalla crosta croccante della pizza alla morbidezza di torte e pane. La sua interfaccia touch-screen intuitiva rende la selezione dei programmi un gioco da ragazzi.
  4. EcoSmart Oven: Pensato per gli eco-consapevoli, questo modello vanta un'efficienza energetica di primo livello, riducendo il consumo di elettricità fino al 30% rispetto ai modelli standard. Nonostante ciò, non scende a compromessi in termini di prestazioni, offrendo una vasta gamma di funzioni, inclusa la cottura sottovuoto.
  5. MultiTaste Duo: Unico nel suo genere, questo forno permette di cucinare due piatti differenti contemporaneamente senza mescolare gli aromi, grazie a compartimenti separati e flussi d'aria indipendenti. È la soluzione perfetta per le esigenze culinarie più diverse.

Consigli per l'uso e la manutenzione

Per massimizzare le prestazioni e prolungare la durata del tuo forno a microonde combinato, ecco alcuni consigli utili:

  • Leggi attentamente il manuale: Ogni modello ha caratteristiche e funzioni specifiche. Familiarizzare con il manuale d'uso può aiutarti a sfruttare al meglio tutte le potenzialità del tuo forno.
  • Pulizia regolare: Mantieni pulito l'interno del forno dopo ogni uso per prevenire la formazione di odori e l'accumulo di residui di cibo, che possono influire sulla qualità della cottura.
  • Utilizzo corretto degli accessori: Usa solo accessori compatibili con la funzione microonde e segui le indicazioni del produttore per evitare danni al forno.
  • Manutenzione preventiva: Controlla periodicamente lo stato della porta e delle guarnizioni per assicurarti che siano integre e funzionanti, in modo da mantenere l'efficienza energetica e la sicurezza del forno.

Adottando questi accorgimenti, potrai goderti tutte le funzionalità del tuo forno a microonde combinato per anni, rendendo ogni pasto un'occasione per sperimentare e deliziare il palato.

Concludendo, i forni a microonde combinati rappresentano una soluzione eccellente per chi cerca versatilità, efficienza e qualità in cucina. Scegliere il modello giusto significa investire in un elettrodomestico che trasformerà il modo di cucinare, rendendolo più semplice, veloce e soddisfacente.

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L'Italia è famosa in tutto il mondo per la cucina varia e i sapori autentici, ogni regione però ha la propria tradizione. In Piemonte un piatto irrinunciabile è il brasato al vino rosso, un vero e proprio classico durante la festività natalizie ma che può essere proposto tranquillamente in ogni periodo dell'anno. La ricetta del brasato al vino rosso non è particolarmente difficile, ma ci sono dei piccoli consigli capaci di attribuire il sapore completamente diverso alla vostra seconda portata.

Brasato al vino rosso: iniziamo dalla ricetta!

Per preparare questo pietanza occorreranno:

  • 2 carote
  • una grande cipolla dorata
  • 3 chiodi di garofano
  • una stecca di cannella
  • 1 kilo di manzo, cappello del prete
  • una bottiglia di vino bianco
  • 2 coste di sedano
  • 15 gr di burro
  • sale q.b.
  • pepe nero q.b.
  • alloro
  • rosmarino

Gli aromi sono fondamentali perché conferiscono uno sprint in più alle ricette, per questo motivo avvolgete i chiodi di garofano, il pepe e la stecca di cannella in una garza sterile e legatele con dello spago da cucina per evitare che fuoriescono durante la preparazione. Fate in seguito lo stesso procedimento anche per il rosmarino.

Lavate e tagliate le verdure in maniera grossolana. in un recipiente unite le verdure, i sacchetti precedentemente preparati, la carne, l'aglio e il vino rosso. Il vino dovrà coprire completamente la carne. Coprite con la pellicola trasparente e posizionate il composto per almeno 8 ore nel frigorifero. Trascorso il tempo, scolate la carne senza però buttare il vino, asciugatela accuratamente e adagiatela in una padella in cui è stato sciolto il burro nell'olio a fiamma media.

Trascorso qualche minuto trasferite le carne e le verdure in una pentola più alta e lasciate cuocere per 15 minuti a fuoco basso. A questo punto aggiungete il vino che avete usato prima senza coprire completamente coprire la carne, aggiustate di sale e pepe, coprite con un coperchio e lasciamo bollire per un'ora. Girate il pezzo e lasciate cuocere per un'altra ora. Infine tagliate il brasato, eliminate gli aromi e frullate le verdure e il fondo di cottura.

Consigli utili per cucinare il brasato al vino rosso

Un trucchetto importante è non superare le 24 ore di marinatura. Perché? Semplice, in tal caso il liquido sarà ricco di sostanze derivate dalla fermentazione della carne e delle verdure. Ci sono poi altri trucchi molto utili, che abbiamo visto con gli esperti di catering a Roma Cucina e Cultura, molto bravi nel cucinare piatti a base di carne.

Taglio della carne

Per la riuscita della ricetta si deve utilizzare un buon taglio, i più indicati sono il manzo (il cappello del prete), capocollo di vitello e il tenerone. Questi tagli di carne hanno un buon rapporto di massa grassa e carne rendendoli quindi gustosi.

Il sughetto

A fine preparazione, prima di frullare le verdure, conservate un pochino del vino utilizzato in cottura. In questo modo potrete aggiungerlo in caso di necessità.

Quale vino scegliere

La tradizione imporrebbe di utilizzare il Barolo, sono però dei validi sostituti il Nebbiolo o il Bonarda.

Come non sbagliare la marinatura

Per assicurarsi la combinazione vincente della marinatura sono indispensabili tre componente:la parte grassa (ad esempio l'olio o il burro), la parte acida (il vino rosso) e quella aromatica (come spezie, rosmarino, salvia e alloro).

L'importanza della doppia cottura

Per ottenere un brasato morbido e gustoso è indispensabile effettuare una doppia cottura. Prima la carne dovrà essere accuratamente scottata in padella su tutti i lati per garantire una cottura uniforme non permettendo la fuoriuscita dei succhi; e in seguito la cottura nel vino. La carne non dovrà essere completamente ricoperta dal liquido poiché altrimenti si otterrà come risultato della semplice carne lessata. Ben distante da quello che è il brasato al vino rosso. I tempi di cottura dipendono molto dal taglio di carne ma si può stimare un'ora per ogni kilo.

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Cicerchiata: la ricetta del dolce di Carnevale tipico del Centro Italia

La cicerchiata è un dolce tipico del periodo di Carnevale molto diffuso in Abruzzo, Molise e Marche, regioni in cui è stata riconosciuta come PAT (Patrimonio Agroalimentare Tipico), ma anche in Umbria e nel Lazio. La cicerchiata si prepara impastando la farina con uova, zucchero, olio e scorza di limone, il composto così realizzato dovrà poi riposare mezz’ora. L’impasto sarà poi suddiviso in palline da friggere nell’olio bollente per poi essere immerse nel miele caldo e cosparse con confettini colorati e mandorle. Di solito alla cicerchiata si dà la forma di una corona, potete però realizzarla in forma allungata, di piramide o come più vi piace.

Origini della cicerchiata.

Le origini della cicerchiata non sono chiare: c’è chi sostiene che sia nata in Abruzzo, in particolare nell’area del Sangro, famosa per la produzione di miele, mentre altri ne attribuiscono la nascita in tempi ancora più lontani, nelle terre a confine tra Umbria e Marche: da qui si sarebbe poi diffusa nelle regioni vicine. Anche sulle origini del nome ci sono diverse versioni: molti pensano che “cicerchiata” sia un termine medievale che rimanda alla cicerchia, antico legume molto diffuso in Africa, Asia e alcune regioni del centro Italia. Significherebbe quindi “mucchio di cicerchie”.

Come preparare la cicerchiata.

In una ciotola lavorate le uova con lo zucchero, aggiungete l’olio, il liquore e la scorza di limone grattugiata. Man mano aggiungete la farina setacciata e impastate fino ad ottenere un panetto liscio e morbido. Copritelo con la pellicola trasparente (1) o con un canovaccio e fatelo riposare per mezz’ora. Trascorso il tempo necessario tagliate il panetto in più pezzi, da ognuno dei quali ricaverete dei cordoncini: tagliateli in piccoli pezzi di circa 1 centimetro di diametro (2) che arrotonderete con le mani. Ora friggete le palline in abbondante olio bollente fino a doratura: una volta pronte, sistematele sulla carta assorbente.(3)

In un pentolino fate riscaldare il miele.(4) Passateci dentro le palline mescolando con un cucchiaio di legno, aggiungete anche i confettini colorati (5) e le mandorle pelate. Una volta pronto, versate il composto su un vassoio e, con le mani bagnate, modellatelo dando alla vostra cicerchiata la forma che desiderate. Aspettate che il tutto si rapprenda e servite.(6)

Consigli.

Nella preparazione dell’impasto potete utilizzare il burro al posto dell’olio, mentre potete friggere le palline di impasto nello strutto invece che nell’olio.

Se preferite potete aggiungere come guarnizione della frutta candita a pezzettini.

Come liquore per aromatizzare l’impasto potete utilizzare l’anice o un liquore dolce a vostra scelta.

Conservazione.

Potete conservare la cicerchiata fino a 7 giorni coperta con pellicola trasparente. Con il passare dei giorni, però, le palline potrebbere perdere la loro fragranza.

Fonte: Cicerchiata: la ricetta del dolce di Carnevale tipico del Centro Italia

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Cicerchiata: la ricetta del dolce di Carnevale tipico del Centro Italia

La cicerchiata è un dolce tipico del periodo di Carnevale molto diffuso in Abruzzo, Molise e Marche, regioni in cui è stata riconosciuta come PAT (Patrimonio Agroalimentare Tipico), ma anche in Umbria e nel Lazio. La cicerchiata si prepara impastando la farina con uova, zucchero, olio e scorza di limone, il composto così realizzato dovrà poi riposare mezz’ora. L’impasto sarà poi suddiviso in palline da friggere nell’olio bollente per poi essere immerse nel miele caldo e cosparse con confettini colorati e mandorle. Di solito alla cicerchiata si dà la forma di una corona, potete però realizzarla in forma allungata, di piramide o come più vi piace.

Origini della cicerchiata.

Le origini della cicerchiata non sono chiare: c’è chi sostiene che sia nata in Abruzzo, in particolare nell’area del Sangro, famosa per la produzione di miele, mentre altri ne attribuiscono la nascita in tempi ancora più lontani, nelle terre a confine tra Umbria e Marche: da qui si sarebbe poi diffusa nelle regioni vicine. Anche sulle origini del nome ci sono diverse versioni: molti pensano che “cicerchiata” sia un termine medievale che rimanda alla cicerchia, antico legume molto diffuso in Africa, Asia e alcune regioni del centro Italia. Significherebbe quindi “mucchio di cicerchie”.

Come preparare la cicerchiata.

In una ciotola lavorate le uova con lo zucchero, aggiungete l’olio, il liquore e la scorza di limone grattugiata. Man mano aggiungete la farina setacciata e impastate fino ad ottenere un panetto liscio e morbido. Copritelo con la pellicola trasparente (1) o con un canovaccio e fatelo riposare per mezz’ora. Trascorso il tempo necessario tagliate il panetto in più pezzi, da ognuno dei quali ricaverete dei cordoncini: tagliateli in piccoli pezzi di circa 1 centimetro di diametro (2) che arrotonderete con le mani. Ora friggete le palline in abbondante olio bollente fino a doratura: una volta pronte, sistematele sulla carta assorbente.(3)

In un pentolino fate riscaldare il miele.(4) Passateci dentro le palline mescolando con un cucchiaio di legno, aggiungete anche i confettini colorati (5) e le mandorle pelate. Una volta pronto, versate il composto su un vassoio e, con le mani bagnate, modellatelo dando alla vostra cicerchiata la forma che desiderate. Aspettate che il tutto si rapprenda e servite.(6)

Consigli.

Nella preparazione dell’impasto potete utilizzare il burro al posto dell’olio, mentre potete friggere le palline di impasto nello strutto invece che nell’olio.

Se preferite potete aggiungere come guarnizione della frutta candita a pezzettini.

Come liquore per aromatizzare l’impasto potete utilizzare l’anice o un liquore dolce a vostra scelta.

Conservazione.

Potete conservare la cicerchiata fino a 7 giorni coperta con pellicola trasparente. Con il passare dei giorni, però, le palline potrebbere perdere la loro fragranza.

Fonte: Cicerchiata: la ricetta del dolce di Carnevale tipico del Centro Italia

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I turisti a Roma hanno l’imbarazzo della scelta quando si tratta di trovare un ristorante dove mangiare e gustare le specialità locali. Però, ci sono locali che offrono non solo esperienze gustative, ma anche emozioni e originalità che legano un pranzo o una cena definitivamente ad una bella esperienza nella città eterna. Tra i locali più esclusivi e a due passi dal Colosseo, si annovera l’OS Club Roma, un luogo – come si legge sul sito – dove «uomini e donne di mondo potranno respirare e assaporare il mondo, attraverso l’aria e i sapori dell’Urbe». Il locale nasce per volontà di un gruppo di amici di diverse origini e provenienze e con diverse esperienze all’estero consapevoli di tutto quello che una persona che vive all’estero cerca e vuole quando desidera divagarsi; un luogo che sia un ristorante di pregio, una discoteca, un luogo dove si svolgono eventi e incontri, con servizi esclusivi.

Qual è l’offerta del Ristorante OS Club Roma

La cucina dell’OS Club si ispira alla tradizione romana e mediterranea in genere, ma rivisitata con fantasia e garbata originalità dallo chef Duccio Bruttini. Il menù contempla sia piatti di mare che di terra, nonché proposte vegetariane. I sapori sono esaltati dalla scelta di prodotti di qualità e del territorio, selezionati con cura quotidianamente. Altrettanto curata è la carta dei vini con etichette D.O.C. provenienti dalle migliori cantine italiane. Il ristorante offre fino a 200 coperti, in una cornice storica, architettonica e culturale affascinante e ideale per accogliere pranzi di lavoro e piccoli eventi. Tra gli appuntamenti annui fissi, il ristorante si presta all’organizzazione di feste ebraiche, dal momento che la comunità ebraica a Roma è una delle più numerose nella capitale.

Il ristorante è aperto tutti i giorni a cena, domenica per il pranzo e il brunch. Il giorno di chiusura è il lunedì.

L’appuntamento domenicale

Tutte le domeniche dalle 12.30 alle 17.30, il ristorante Colosseo OS Club propone un’abitudine anglosassone dal gusto italiano: il brunch, dove assaporare piatti dolci e salati in modo informale, a buffet, e soprattutto che incontra i gusti di ogni palato e adatto a tutti i “fusi orari”. Per le famiglie è stato pensato l’allestimento di una sala relax a prezzi ridotti con una zona del locale adibita all’animazione e l’intrattenimento dei bambini.

Aperitivo e cena all’OS Club

Partendo dalla tradizione dell’antica Roma, quando si sorseggiava la bevanda dionisiaca per eccellenza – vino e miele – si viaggia fino ad arrivare ai giorni nostri con i cocktail più esclusivi accompagnati da stuzzichini e assaggi. L’ora dell’aperitivo prelude alla notte, ma soprattutto è un modo per riscaldarsi, incontrarsi, scambiare quattro chiacchiere e fare nuove conoscenze. L’aperitivo predispone, inoltre, l’animo e lo stomaco alla cena soprattutto quando sul menù sono proposte la calamarata di Gragnano con crema di pomodori ciliegini e basilico, o il millefoglie di polpo verace alla brace, il riso thai per concludere in bellezza con i dolci della casa come il parfait all’arancia con cioccolata calda in tazza.

In tutto questo, la musica non manca mai e si può concludere la serata spostandosi nella vicina sala discoteca con proposte musicali e dj set all’ultimo grido.

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“Maccarone m’hai provocato”. Ve lo ricordate come andava a finire con il mitico Alberto Sordi nel film Un americano a Roma? “Io te distruggo maccarone” e ancora “Io me te magno”. E’ così che vogliamo iniziare la nostra rassegna culinaria delle più famose ricette della capitale. Nonostante Roma sia famosa per la sua storia, i suoi musei e le vie dello shopping, passeremo in rassegna quei piatti tipici che non potranno non essere assaggiati una volta arrivati in città. La gastronomia capitolina, infatti, è una tradizione per i romani ma una vera e propria scoperta che per chi non si accontenta di un panino veloce o un’insalatona.

Ecco, allora, una serie di consigli per scegliere il meglio della romanità a tavola, tra antipasti, primi piatti e secondi succulenti. La sua cucina è principalmente povera, derivante dalla tradizione contadina; prepariamoci a piatti saporiti e con lente preparazioni, altri ricchi o alcuni più veloci.

Iniziamo dai bucatini all’amatriciana, un piatto entrato di fatto nella tradizione romana, ma che dal nome rievoca la vicina città di Amatrice in provincia di Rieti e i suoi pastori che portavano le greggi in transumanza nelle campagne romane. Di origine controversa anche i rigatoni alla carbonara che secondo alcuni sono l’evoluzione della gricia o per altri il piatto tipico di chi lavorava nelle miniere. Per dei primi piatti più easy è meglio optare per i tannarelli cacio e pepe, la classica pasta con pecorino e pepe oppure gli spaghetti aglio, olio e peperoncino.

Per scegliere un secondo dal menù, il compito è ancora più arduo. Una volta bisognerà di certo provare i saltimbocca alla romana, le fettine di vitello con prosciutto e salvia; seppur citata dal Pellegrino Artusi, la loro origine sembrerebbe ignota anche se per alcuni è bresciana. Non possiamo sottrarci nemmeno all’assaggio della coda alla vaccinara che si fa con gli scarti degli animali stufati con sedano, pinoli, cacao e uvetta oppure solo con il pomodoro. Altro piatto che trasuda romanità sono le cotiche con i fagioli e la trippa alla romana. Questi ultimi due sono piatti molto ricchi che vengono consigliati soprattutto con i primi freddi.

Per un contorno tutto romano ci sono i carciofi, la cui ricetta nasce nel ghetto ebraico di Roma. Per gli amanti del pesce, invece, ci sono i filetti di baccalà fritti.

Quindi, quando ci sediamo al tavolo di un’osteria o di un ristorantino e prendiamo tra le mani il menù, prendiamo in considerazioni queste prelibatezze tutte romane se vogliamo fare un salto nella tradizione culinaria della capitale. Solo così si vivrà un’esperienza a 360° nella città eterna. Chi invece ricerca il lato modaiolo e raffinato della capitale, l’Art Cafè Roma è quello che ci vuole, un luogo dove oltre al divertimento notturno e ai party esclusivi è possibile godere della cucina fusion.

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Tra le regioni italiane più ricche di storia, bellezze naturali e artistiche, di una raffinata ed apprezzata enogastronomia, vi è sicuramente l'Umbria, meta ogni anno di turisti provenienti dal resto d'Italia e da tutto il mondo. Situata al centro della penisola, è facilmente raggiungibile da città come Firenze e Roma, anche da quei turisti che intendono andare per una breve visita, facilitati ad esempio dall'essere ospiti in uno degli hotel presso la stazione Termini, nella capitale. L'Umbria offre quindi l'opportunità di ammirare monumenti ed edifici storici nella splendida cornice dei suoi paesaggi naturali e, al tempo stesso, di scoprire ed assaporare le sue delizie culinarie. E' possibile intraprendere un tour enogastronomico di questa magnifica terra, che arricchirà il cuore, gli occhi ed il palato di coloro che lo effettueranno.

Si può iniziare dalla provincia di Perugia ed in particolare da Norcia, splendida cittadina medievale che offre ai suoi visitatori la famosa "norcineria", cioè salumi locali realizzati secondo tradizioni antichissime e dal gusto insuperabile. Da non perdere è il prosciutto crudo norcino da assaporare su una fetta di pane appena sfornata. Nella zona si possono degustare, oltre ai suoi famosi salumi, anche formaggi stagionati prelibati (come il pecorino) e tartufi. A Castelluccio di Norcia invece si possono trovare ed assaggiare le rinomate lenticchie, famose in tutto il mondo per la loro squisita bontà. Gli amanti del buon vino possono invece fare tappa nella vicina Montefalco, dove degustare il Sagrantino o il Montefalco Rosso.

Altra tappa fondamentale è nella zona di Cascia, celebre cittadina che diede i natali a S.Rita, qui il prodotti tipici del territorio il gustoso miele, i prelibati funghi e soprattutto il famoso zafferano, spezia a cui è dedicata un'apprezzata mostra annuale. Spostandoci nei pressi del lago Trasimeno si può degustare dell'ottimo pesce ed in particolare i gamberi rossi e le trote dalle carni prelibate. Da non perdere, la "carpa in porchetta" e l'anguilla "al Tegamaccio", raffinati piatti tipici locali. In questa zona si gusta anche un olio d'oliva delizioso e la fagiolina, saporito legume da assaggiare proprio con quest'olio. Nella zona di Spoleto e dintorni un vino imperdibile è il Trebbiano, mentre  il celebre Vernaccia di Cannara è da gustare nei pressi dell'omonima cittadina.

Gli amanti dei dolci trovano in Umbria anche dei gustosissimi dessert da assaggiare: nei pressi di Foligno, è famosa la "Rocciata", un dolce simile allo strudel fatto con  mele a cui si aggiungono cacao, noci ed alchermes. E' ripieno di canditi e frutta secca invece il "Torcolo di S.Costanzo", altro dolce tipico della zona. Infine, per gli appassionati della cioccolata, non si può non fare tappa a Perugia, sede di una delle industrie dolciarie più famose in Italia. La Perugina infatti ha allestito un museo che permette tra l'altro, di assaporare le sue gustose creazioni, tra cui il celeberrimo "Bacio".

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