Vendere vino a Dubai non è certo il primo pensiero di chi possiede un'etichetta o gestisce un'azienda vitivinicola: eppure, il mercato degli Emirati Arabi Uniti sta conoscendo, da questo punto di vista, una notevole crescita negli ultimi anni, al punto da indurre molti produttori a diversificare le proprie esportazioni e a inserire anche questo territorio nella lista dei potenziali business. Di certo, non si improvvisa niente, ed è bene conoscere tutti gli aspetti – sia di ordine legale, sia di ordine burocratico, sia di ordine economico – di cui bisogna tenere conto per avere successo e, soprattutto, per agire nel rispetto delle norme. Appurato che i dazi doganali impongono degli esborsi piuttosto significativi, con una tariffa del 50% appesantita da una tassa al consumo al 30%, occorre considerare anche le difficoltà con cui si può avere a che fare sul piano della lingua.
Per superarle, e per evitare inconvenienti di ogni genere, non c'è soluzione più indicata che quella di fare riferimento ai servizi di un'agenzia di traduzione specializzata, fondamentale per la traduzione in lingua, oltre che delle etichette – indispensabili per garantire ai consumatori il massimo della trasparenza – di tutti i documenti e di tutte le pratiche.
Insomma, non si può pensare di fare tutto da soli se si è intenzionati a vendere vino a Dubai: lo dimostra anche il fatto che per completare le esportazioni non si può fare a meno di cooperare con due imprese di distribuzione, la African & Eastern e la Maritime Mercantile International, che rappresentano in un certo senso dei punti di passaggio obbligati.
Un dubbio lecito, e che spesso scoraggia gli imprenditori del vino, è quello che chiama in causa la religione: i musulmani possono bere alcolici? In primo luogo, è opportuno mettere in evidenza che a Dubai il mercato delle bottiglie di vino – ma questo discorso può essere esteso anche a molte altre eccellenze del Made in Italy – riguarda solo in minima parte i residenti locali, coinvolgendo in misura nettamente superiore gli stranieri che, o per ragioni turistiche o per motivi di lavoro, frequentano gli Emirati Arabi Uniti e, per di più, hanno anche possibilità di spesa molto più estese. Anche i musulmani, comunque, possono comprare alcol, e quindi vino: l'importante è che non si superino i due litri. Insomma, non si deve temere di andare a incastrarsi in un mercato che ha scarse potenzialità: i numeri degli ultimi anni ne offrono una conferma.